Castelli Federiciani

Dal 1194 al 1250 la Sicilia cadde nelle mani di Federico II di Svevia, erede di Enrico VI e di Costanza D’Altavilla. Significativamente Federico, che era imperatore, re di Germania, d’Italia, di Sicilia e che divenne anche re di Gerusalemme, pose nell’Italia meridionale il centro del suo potere e la sede della sua corte.

Per difendere e mettere in evidenza il potere acquisito nel meridione, Federico fece costruire nel XIII secolo (in piena architettura Gotica) una serie di castelli, aventi in comune l’impianto geometrico regolare e la simultaneità degli anni di costruzione (che oscilla per tutti tra il 1235 e il 1245) poiché bisogna considerare che l’evoluzione tipologica dei castelli

è legata alla variazione delle armi di difesa, che mutarono solo nel XV secolo a seguito dell’invenzione della polvere da sparo e, pertanto, le forme geometriche non possono differire così tanto.

Questi castelli hanno avuto la sovraintendenza dell’imperatore stesso, che amava spaziare in contesti culturali diversi, e si riprende il modello del castrum romano.

Tutti i castelli hanno avuto diverse influenze: vi è la ripresa dei modelli delle fortezze arabe (nitidi volumi geometrici), dell’architettura cistercense e, specialmente quelli in Sicilia, dell’architettura islamica, come il castello catanese di Ursino, c

ostruito su progetto dell’architetto Riccardo da Lentini, a sud del porto di Catania, a causa delle modificazioni morfologiche dovute alle eruzioni dell’Etna del 1699 e al terremoto del 1693.

L’edificio ha un’impostazione rigorosamente geometrica: la pianta, che si rifà ad esempi arabi dell’epoca omàyyade, è quadrata con quattro corpi di fabbrica regolari disposti intorno al cortile centrale e, agli spigoli del castello, sono poste quattro torri cilindriche.

La scelta delle figure geometriche non è casuale: il quadrato rappresenta il numero 4 che, nel Medioevo, era il numero della Terra e delle Chiesa rivelata attraverso le quattro virtù teologiche; il cerchio è il simbolo della perfezione che ha inizio e fine in sé.

Di tutti i castelli e le roccaforti fatti erigere in Sicilia da Federico II, il castello Maniace in Siracusa, è sicuramente il più rappresentativo.

Nella punta estrema della penisoletta di Ortigia, a difesa del porto naturale, il comandante bizantino Giorgio Maniace nel 1038, dopo aver liberata la città dalla dominazione araba fece costruire un forte, che venne poi trasformato in castello da Federico II, nel 1239.

La fortificazione federiciana, a pianta quadrata (m.51 per lato), con le sue quattro torri cilindriche agli angoli, riprendeva modelli di cultura araba e faceva parte di un sistema di castelli e torri distribuiti lungo le coste a difesa dell’isola.

Nella parte Ovest vi è il portale d’ingresso con un bell’arco ad ogiva, sormontato dallo stemma imperiale di Carlo V (secolo XVI°) raffigurante un’aquila bicefala (a due teste).

Ai lati, poggiati su mensole, si trovavano due arieti bronzei (di scuola ellenistica) donati da Alfonso di Castiglia al generale Ventimiglia; uno di essi è oggi conservato al museo archeologico di Palermo, l’altro è andato perduto o distrutto nel 1848.

Questo castello, oltre ad avere un valore simbolico nell’impianto geometrico, è uno dei rarissimo esempi italiani di moschee fortificate, nel cui sotterraneo sgorga dell’acqua dolce: si pensa che in questo modo Federico volesse riunire il mondo islamico a quello cristiano.

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