Tra qualche giorno a Catania si festeggerà la mitica festa di Santa Agata, per questo oggi vorrei parlarvi della chiesa di Sant’Agata al Carcere, chiamata così perché secondo la tradizione è stata il luogo in cui la Santa Patrona venne imprigionata prima di subire il martirio.
L’edificio sacro si erge su ciò che resta del Bastione del Santo Carcere, appartenente alle mura di Carlo V del XVI secolo, che difendeva la porta nord (chiamata Porta del Re) della città di Catania.
Grazie ai diversi rimaneggiamenti, oggi la chiesa presenta elementi architettonici e decorativi relativi a diversi secoli. Il prospetto per esempio, risale al XVIII secolo in quanto l’edificio venne distrutto dal terremoto del 1693.
La facciata, su un originale disegno di Giovan Battista Vaccarini, è in stile barocco siciliano mentre l’antico portale strombato è in stile romanico, e fu recuperato dalla cattedrale.
Di particolare interesse artistico è appunto il portale, unico esemplare in Sicilia dello stile Romanico Pugliese, che venne realizzato in marmo bianco con arco a tutto sesto ed è retto da sei colonnine decorate in tre modi diversi (rispettivamente dall’esterno verso l’interno a scacchiera, a spina di pesce e a losanghe), il cui motivo si ripete lungo le strombature dell’arco stesso, e da due pilastrini che fungono da stipiti su cui potrete notare figure e simbologie bibliche, animali reali o immaginari che si intrecciano tra loro grazie ad una modanatura a motivo floreale.
L’interno invece è costituito da due corpi diversi.
La parte anteriore è barocca con volta a botte; mentre la parte absidale è costituita dalla campata a crociera gotica con tetto a costoloni, terminanti in uno stemma circolare, poggiato su colonne sormontate da capitelli corinzi.
Sulla base di alcune recenti teorie tale campata apparteneva ad un sistema di collegamento alla sovrastante chiesa di Sant’Agata la Vetere, che un tempo le era connessa. Tra le opere custodite una pala sull’altare maggiore che rappresenta il “Martirio di Sant’Agata” di Bernardino Niger.
UN PO’ DI STORIA
La costruzione risale ad un periodo successivo al 1194, dopo il terribile sisma che distrusse la città di Catania, edificata per volere di Federico II, il quale sarebbe rappresentato sopra uno dei sei capitelli, seduto su uno scranno.
CURIOSITA’
Vicino all’altare del Crocefisso si trovano due lastre di pietra lavica che secondo la tradizione apparterrebbero a Sant’Agata: in una di queste sono impresse le orme di due piedi che avrebbe lasciato la santa catanese.
All’interno della chiesa si apre angusto passaggio che conduce in un locale di epoca romana, attiguo alla chiesa, considerato il carcere di Sant’Agata, dove nel gennaio del 251 venne imprigionata la Santa.
Nella stessa chiesa è conservata la cassa in cui erano contenute le reliquie di Sant’Agata riportate a Catania, da Costantinopoli, dai soldati Gisliberto e Goselmo nel 1126, dopo un’assenza di oltre 86 anni.