Cosa Visitare a San Martino delle Scale: L’Abbazia?
L’Abbazia di San Martino delle Scale, malgrado le spoliazioni subite a seguito della legge sulla confisca dei beni ecclesiastici da parte dello Stato Italiano, e del relativo trasferimento, degli stessi, a Musei e Gallerie, conserva, ancor oggi, molti tesori d’Arte.
A parte l’immenso complesso monumentale, del quale si segnalano la facciata sud, progettata da Venanzio Marvuglia, apprezzabili per la loro armonia sono i sei chiostri che costellano il complesso degli edifici e, dei quali, il più ben conservato è quello della fontana di San Benedetto, risistemato nel 1612 dall’architetto Giulio Lasso.
All’interno della chiesa Abbaziale, è di grande rilevanza il magnifico coro ligneo, opera di artisti campani, eseguito nel tardo ‘500, comprendente 68 stalli ed un gigantesco leggio, ornati da sculture minuziose, costantemente allusive alla teologia ed alle sacre scritture.
L’organo, anch’esso cinquecentesco, restaurato e ripristinato in tempi recenti, è tra i più poderosi di quelli ancora in funzione nelle chiese della Sicilia. Tra le opere d’Arte custodite nell’Abbazia, meritano una visita attenta ed accurata le tele di Giuseppe Salerno, conosciuto con l’appellativo di Zoppo di Gangi, quelle di Pietro Novelli, del De Matteis e di Filippo Paladini.
Magnifico è il portale tardo trecentesco, ornato da 14 formelle celebrative del Mistero Pasquale e la coeva acquasantiera raffigurante, in bassorilievo, il Vescovo di Tours.
La sacrestia abbaziale è un ricamo di legni scolpiti e di marmi policromi di rara bellezza. Da essa si accede alla cappella delle reliquie attraverso una magnifica porta, oltre la quale sono custoditi i corpi di 4 Santi, quello del fondatore, Angelo Sinisio e 1253 reliquie.
Tutte le statue, i busti ed i medaglioni, eseguiti in pietra nera di paragone e marmo bianco, presenti nella chiesa e nei chiostri, sono opera di un monaco scultore, frà Guglielmo Benedetto Pampillonia.
Nella cappella del Santissimo, sono ancora custodite tele attribuite a Stommer, mentre, nel refettorio, è presente una Cena di Levi, copia di quella celebre del Veronese, eseguita da Simone de Wobrech.
In alto, al soffitto, un affresco giovanile di Pietro Novelli raffigura Daniele nella fossa dei leoni.
La fontana dell’Oreto a la statua equestre di San Martino ed il povero sono opere settecentesche di Ignazio Marabitti. I paramenti sacri in possesso dell’Abbazia, ancora in uso per le celebrazioni delle Sacre Funzioni sono di una bellezza, di un pregio e di una ricchezza senza pari.
Per tutti citiamo il Piviale ricavato dal mantello del Bey di Tunisi, donato da questi ad un santo monaco erudito, e la dalmatica, che con la turricella ed il piviale, derivano dal manto nuziale che la Regina Carolina di Napoli donò all’Abbazia.
Broccati veneziani, velluti preziosi, sono la base di paliotti d’altari e paramenti, interamente decorati con fili d’oro zecchino e d’argento. Una Biblioteca ricca di 20.000 volumi oltre alla custodia del fondo antico del San Michele, costituito da 32.000 preziosissime opere, è una pallida idea di quello che, prima della spoliazione del 1866, costituiva il patrimonio librario dell’Abbazia.
Eccellente è il laboratorio di restauro e conservazione de Libro, che ha sede nel complesso monumentale e, da segnalare, il piccolo museo d’arte moderna, dedicato all’opera dello scultore siciliano Nino Geraci, la cui custodia, temporaneamente, è affidata alle cure del monastero.
La comunità monastica, conta, attualmente, 30 membri, a capo dei quali, è l’Abate Benedetti Chianetta. Un’esauriente guida per una visita accurata all’Abbazia può essere reperita in loco, edita, in tempi recenti, a cura di Padre Anselmo Lipari, autore, altresì, con Ubaldo Mirabelli, di una interessante monografia relativa al coro, che si è anche avvalsa del contributo dell’Architetto Antonella Melluso.
Approfondimenti:
– Virtù monastiche e tesori d’arte – esperienza di Giuseppe Benedetto Dusmet a San Martino.