Parlando di Catania e delle sue bellezze monumentali, non potevo non parlare del mio argomento preferito e cioè la cucina e in particolare i dolci!
Faccio una brevissima introduzione sulla tradizione dolciaria siciliana, che affonda le sue radici nelle famiglie contadine, in cui erano proprio le donne, che in occasione delle feste religiose e familiari, preparavano dei dolci tradizionali. Per esempio la nascita del primogenito maschio veniva festeggiata preparando trecce di zucca candita legata con un nastro rosso (contro il malocchio).
Altro tradizionale luogo di nascita di prelibate leccornie sono i monasteri dove i dolci venivano inventati dalle monache di clausura siciliane soprattutto in occasione delle Sacre Ricorrenze, le cui ricette venivano così tramandate nei secoli fino ad arrivare ai nostri giorni.
Vediamone adesso due esempi tipici della tradizione catanese!
Gli “Nzuddi”
Si tratta di biscotti secchi profumati con scorza d’arancia e decorati con una mandorla in cima. Nell’impasto sono presenti: acqua, farina, miele, latte e scorza d’arancia.
Il nome originale è “Vincenzi” che deriva dalle suore Vincenziane cioè quelle dell’ordine di San Vincenzo de Paoli, nato in Francia, a Pouy nel 1581. Altri invece, come il critico gastronomico Pino Correnti, fanno risalire l’origine del nome a Vincenzo Bellini, il quale stando alle ricerche effettuate in materia, all’età di 6 anni, “componeva la sua prima cantica, sgranocchiando questi dolci ai quali in seguito fu dato il suo nome”.
I cittadini a tal proposito, rifacendosi alla dolcezza dei “N’Zuddi”, soprannominarono Vincenzo Bellini “N’Zuddu” per dimostrargli ammirazione sia per la bellezza dei lineamenti del suo volto che della sua musica. Ancora oggi questi biscotti si producono solo a Catania, soprattutto durante il periodo della ricorrenza dei morti, il 2 novembre.
Le Olivette di Sant’Agata
Tipico e antichissimo dolce che si prepara nel periodo Agatino che abbraccia i mesi di febbraio e agosto. Si tratta di un dolcetto a forma di oliva fatto di pasta di mandorla ricoperto di zucchero e colorato di verde. Viene preparato in ricordo della famosa leggenda dell’oleastro (olivo selvatico) che vede come protagonista S. Agata.
La vergine mentre camminava verso il luogo in cui l’avrebbero poi processata, si chinò per allacciarsi un calzare, ed è proprio in quel preciso punto che sbocciò improvvisamente un oleastro i cui frutti, dopo il martirio e la morte della fanciulla, furono raccolti dai concittadini e conservati come reliquie o dati come miracoloso farmaco agli ammalati.
Buon Appetito da Vacanzesiciliane.net!