Per chi ama la montagna e a chi piace ammirare il mare solo da una certa altezza, consiglio l’itinerario che leggerete in questo articolo, alla scoperta del massiccio centrale madonita.
Che vi sembrava che avevamo solo il mare?? Anche la montagna “C’ABBIAMO” ah…!
Forza seguitemi…Leggiamo insieme questo itinerario che toccherà i centri di Collesano, Isnello, Castelbuono, Geraci Siculo, Ganci, Petralia Soprana, Petralia Sottana e Piano Battaglia, tutti comuni appartenenti alla provincia di Palermo.
Raggiunto Campo Felice di Roccella, da Palermo, ci si immette sulla s.p. 9 direzione Collesano. Più ci si inerpica tra belle vallate, sempre più ampia e spettacolare si fa la vista sul Tirreno che a nord si apre sul tratto di costa che va dal Golfo di Palermo fino a quello di Cefalù. Si giunge così fino a Collesano.Cittadina sviluppatasi nel XII secolo intorno al Castello normanno – oggi suggestivo rudere – conserva nel nucleo più antico un impianto medievale. Collesano fu infatti un importante centro feudale e sede di numerosi ordini monastici che vi fondarono un numero cospicuo di chiese. Tra queste da visitare sono: Santa Maria la Vecchia, la più antica; la Basilica di Santa Maria la Nova del XV secolo dove potrete ammirare le opere di Pietro Novelli e una Croce lignea del ‘500 che pende al centro della navata mediana dell’edificio sacro; e ancora San Domenico, Santa Maria di Gesù con l’annesso convento e San Giacomo dal raffinato portale gotico-catalano.
Suggerisco una bella escursione ai ruderi dell’Abbazia di San Giorgio a circa 6 Km da Collesano in direzione Lascari, nei pressi di Gratteri.
Lasciata Collesano, si prosegue sulla s.p. 9 verso Isnello. La strada provinciale si innalza di quota e si addentra nel rigoglioso Bosco dell’Alloro. Si perviene al bivio Munciarrati, al limite perimetrale del Querceto di Isnello, una delle più vaste e integre zone boschive delle Madonie. Continuando ancora per alcuni chilometri si raggiunge l’abitato di Isnello.
Consiglio di cominciare la visita della cittadina dal luogo più antico, Piazza Mazzini, dove si innalza la Chiesa Madre di origine quattrocentesca. Nelle vicinanze da visitare è la tardomedievale chiesa di San Michele che conserva pregevoli sculture e tele del ‘500 e del ‘600. Attraversato il Corso Vittorio Emanuele, asse cinquecentesco che collegava il polo religioso con quello civile, si arriva alla Chiesa del Rosario dove sono custodite diverse opere d’arte e i sarcofagi marmorei dei Santacolomba. Numerosissime sono le grotte presenti nell’area compresa tra gli abitati di Isnello e Gratteri: tra le più interessanti e complesse cavità delle Madonie c’è l’Abisso del Vento, ricco di formazioni calcaree e numerosi laghetti sotterranei.
Da Isnello, procedendo sempre sulla s.p. 9, su uno sfondo di straordinaria bellezza paesaggistica si giunge a Castelbuono.
Suggerisco di cominciare la visita dal piano della Madrice Vecchia per poi salire fino al poderoso Castello, posto in cima al colle San Pietro. Sul piano svetta la Chiesa Madre Vecchia, consacrata nel 1494, conserva diverse opere d’arte tra cui la statua della Madonna degli Angeli del Gagini. Dalla piazza, si procede lungo la via Sant’ Anna sino al ben conservato Castello “buon aere” da cui deriva il nome della cittadina. Luogo di una fastosa vita di corte, l’edificio medievale, a pianta regolare con torri squadrate, venne costruito nel 1316 da Francesco I di Ventimiglia; all’interno da visitare è la tardo settecentesca Cappella Palatina, decorata da raffinati stucchi di scuola serpottiana.
Numerose sono le altre chiese da visitare: la Madrice Nuova, che conserva opere di Antonello da Messina e di Giuseppe Velasquez; la Chiesa di San Francesco, tardo medievale, impreziosita da un meraviglioso portico che porta alla Capella dei Ventimiglia; la Chiesa di S. Antonio Martire e quella di stile romanico-gotico di Santa Maria Assunta.
La città ospita il più importante dei musei del Parco delle Madonie, intitolato al naturalista castelbuonese Francesco Minà Palumbo. Essendo Castelbuono posto in un felice contesto ambientale, sono numerosissime le gite programmabili, come quella verso Piano Sempria e Piano Pomo, che ospita uno straordinario e fitto popolamento ultracentenario di Agrifogli Giganti, che non ha riscontro in nessuna parte d’Europa.
Imboccata, dalla periferia sud-est di Castelbuono, la statale 286, si procede in direzione Geraci Siculo. Sulla strada incontrerete la possente Masseria Pintorna del ‘700, immersa nel Bosco di Sugheri, il più vasto e imponente delle Madonie.
A quota 1077 metri di altezza si trova Geraci Siculo, dominato dai ruderi del suo Castello da dove consiglio di cominciare la vostra visita. Costruito nel 1072, rimangono ancora visibili suggestivi tratti di mura e la Cappella di Sant’Anna, fatta edificare successivamente da Francesco I di Ventimiglia. Da qui si discende verso il centro storico dove sono numerose le chiese da visitare: il Duomo ricco di opere d’arte; la Chiesa di S. Stefano, raro esempio di tempio a pianta centrale; la Chiesa di Santa Maria la Porta.
La ricchezza del territorio di Geraci Siculo è data dal fatto che il 40% del suo territorio è incluso nell’area del Parco, quindi è possibile effettuare numerose escursioni e passeggiate in territorio protetto.
Puntando verso sud, la statale 286, raggiunge il bivio Geraci e l’innesto con la s.s. 120 da dove svoltando a sinistra si giunge a Gangi.
Splendidamente adagiata su versante sud-occidentale del Monte Marone, Gangi offre al visitatore un integro apparato medievale con una quantità di chiese e monumenti davvero ragguardevole. Da non perdere quindi sono: la Chiesa Madre, alla quale è affiancata la Torre – Campanile Ventimiglia; le chiese del SS. Salvatore e di Santa Maria degli Angeli; il Santuario dello Spirito Santo; i Palazzi Sgadari, Mocciaro e soprattutto Bongiorno Li Destri con affreschi risalenti al 1758. Fuori dall’abitato, a circa 4 Km, è da visitare l’ex Convento dei Benedettini, meglio noto come Gangi Vecchio.
Ritornati indietro al bivio Geraci, si riprende la s.s.120 verso le Petralie. In direzione ovest si perviene a Petralia Soprana, il più alto comune della provincia di Palermo (1147 m s.l.m.). Nobilissima per storia e tradizioni, la cittadina vanta un patrimonio urbanistico, monumentale e artistico di grande rilievo. Su tutti dominano due chiese : la Chiesa Madre e Santa Maria di Loreto. La prima – di antica formazione, ricostruita nel XIV secolo e ampliata nel ‘700 – è caratterizzata, all’esterno, da un elegante portico oltre il quale si apre un notevole portale quattrocentesco di stile gotico-catalano e possiede due campanili. L’interno è riccamente decorato con stucchi barocchi e conserva molte opere d’arte. La Chiesa di Santa Maria di Loreto, edificata nella parte più alta della cittadina, è invece impreziosita da un’elegante facciata convessa, inserita tra due campanili che prospettano sull’omonima piazza.
Ancora da visitare sono l’Acquedotto Romano e la barocca Villa Sgadari, una delle più interessanti residenze delle Madonie.
Adagiata su uno sperone roccioso alla sinistra del fiume Imera, troverete Petralia Sottana. Numerosi anche qui chiese e palazzi di indubbio valore come: la chiesa di Santa Maria della Fontana; la chiesa barocca di San Francesco, la chiesa della Misericordia con un campanile del 1175; la Chiesa Madre del XVII secolo, a croce latina e a tre navate, conserva diverse opere d’arte scultoree di marmo; interessante è anche il tesoro di oreficeria artigianale conservato nella sagrestia.
La foto di Petralia Sottana innevata è scattata da Luciano Mario Bencivinni.
Per gli appassionati di archeologia, di fronte all’abitato di Petralia Sottana, vi segnalo la presenza di un sito molto interessante per lo studio dell’età Preistorica siciliana. Mi riferisco alla Grotta del Vecchiuzzo, scoperta nel 1936, ha fornito una grande quantità di vasellame di ceramica conservato oggi al Museo Archeologico di Palermo.
Finalmente arriviamo all’ultima tappa del nostro itinerario. Da Petralia si procede sulla s.p. 54 direzione Piano Battaglia. Questo percorso vi consentirà di cogliere le meraviglie naturalistiche e paesaggistiche dell’Appennino siculo: i boschi di Querce e di Agrifogli, i pascoli montani, le specie animali e vegetali tipiche del territorio. Arrivati a Piano Battaglia (1600 m s.l.m), è possibile compiere delle passeggiate a piedi sin sulla vetta dove è possibile ammirare l’incomparabile vista di buona parte dell’isola e l’altrettanto incredibile paesaggio carsico (“lunare”) di queste aspre montagne.
Armatevi dunque di scarpe comode e di polmoni d’acciaio e poi…non vi resta che tornare giù a valle!!
Buona Passeggiata!