Se per le vostre Vacanze in Sicilia decidete di prendere il traghetto per attraversare lo Stretto di Messina, vi conviene leggere questo articolo, per essere al corrente delle insidie che si nascondono in questo breve tratto di mare!
Paura eh..?? Niente allarmismi sono solo leggende (forse…) come quella di Scilla e Cariddi, le due belve marine che abitano rispettivamente le acque della costa calabra e messinese.
Si tratta della “personificazione” di particolari correnti tipiche di questo tratto, che a volte riescono a toccare una velocità di 9 Km all’ora e, scontrandosi a volte tra di loro, danno origine a enormi vortici che terrorizzavano i naviganti.
In passato i pescatori chiamavano Cariddi (colei che risucchia), quella corrente vorticosa che si forma davanti alla spiaggia del Faro a Messina, e l’altra Scilla (colei che dilania), che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a Punto Pizzo.
E’ proprio per dare un senso a questo particolare fenomeno naturale che nasce una delle più belle leggende appartenenti alla tradizione siciliana: quella di Scilla e Cariddi.
Per quanto riguarda la figura di “Cariddi” non esiste un’unica storia che narra della sua nascita. La più conosciuta però racconta che Cariddi, una ninfa figlia del dio del mare Poseidone e della dea della terra Gea, tormentata da una grande voracità avrebbe rubato e divorato i buoi di Eracle mentre passava dallo Stretto. Zeus, per punirla, la trasformò in un orribile mostro.
Essa per ben 3 volte al giorno inghiottiva masse d’acqua, navi comprese, per poi vomitare tutto ciò che aveva assorbito, trattenendo qualsiasi forma di essere vivente. Nell’Odissea, Ulisse riesce a salvarsi da questa furia, perché si aggrappa ad un albero di fico nel momento del risucchio, tenendosi ben saldo fino al momento dell’espulsione dalle sue fauci!
L’altra bellissima ninfa di nome Scilla, figlia di Tifone ed Echidina, viveva esattamente sulla sponda opposta, presso l’attuale città di Reggio Calabria. Scilla era solita fare il bagno nelle acque limpide del mar Tirreno. Proprio lì, una sera incontrò un dio marino, Glauco, che si innamorò pazzamente di lei tanto da respingere la potente Circe.
La maga decise così di vendicarsi tramutando Scilla in una creatura mostruosa, dal cui bacino venivano fuori sei teste di cani rabbiosi e ringhianti. Distrutta dal dolore, la ninfa andò a nascondersi presso lo stretto di Messina in un antro, là dove la costa della Calabria si avvicina alla Sicilia, da dove terrorizzava e uccideva i navigatori che ignari della sua presenza si avvicinavano al suo nascondiglio.
Per questo motivo, tutti stavano lontani da questo specchio d’acqua, tranne il leggendario Ulisse che spinto da una irrefrenabile curiosità si mise i tappi di cera nelle orecchie e si fece legare dai suoi compagni all’albero della sua nave, per non lasciarsi ammaliare dal canto delle sirene, per riuscire a vedere in faccia i due mostri!
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