L’articolo di oggi è dedicato alla Categoria Mito&Leggenda, perché la nostra bella Isola, a parte essere testimone della storia con i suoi siti archeologici ad oggi ancora intatti, e anche intrisa di leggende, credenze popolari e miti che si attorcigliano alle maglie del tessuto della modernità contribuendo a dare maggiore fascino alla nostra Sicilia.
Siete tutti invitati, turisti e cittadini siciliani, ad entrare con me in questa magica realtà parallela.
Mi piacerebbe cominciare dal mito di Aretusa, che amo particolarmente, perché celebra un amore, e ha affascinato poeti, scrittori, musicisti ed artisti di ogni tempo.
È il mito più famoso a Siracusa ed è testimoniato dalla presenza della Fontana di Aretusa a Ortigia, la parte antica della città.
La leggenda narra che Alfeo, dio fluviale, si innamorò di Aretusa, ninfa di Artemide. Ella però non ricambiava questo amore e per sfuggire alle insistenze di Alfeo, invocò l’intervento della dea Artemide che la avvolse in una spessa nube sciogliendola in una fonte. Inabissatasi sotto lo Ionio, Aretusa venne a sfociare in Ortigia. Alfeo, non disposto a rassegnarsi affidò alle onde il suo sogno d’amore: percorse il sottosuolo, trasformato in fiume dagli dei, per riemergere accanto all’amata fonte, nel porto grande.
La leggenda trae origine sia dal fiume omonimo del Peloponneso, in Grecia, che da una fonte di acqua dolce (detta localmente Occhio della Zillica) che sgorga nel Porto Grande di Siracusa a poca distanza dalla Fonte Aretusa.
Aretusa è stata cantata da poeti come Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio; raccontata dagli storici Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone; raffigurata nelle monete dagli incisori siracusani Cimone ed Eveneto; musicata dal compositore polacco Karol Szymanowski.
NOTIZIE STORICHE SULLA FONTE DI ARETUSA A ORTIGIA
Non vi è stato visitatore di Siracusa che non abbia tradotto con il proprio talento i magici colori della Fonte e le emozioni ricevute. Né seppe sottrarsi all’incanto Orazio Nelson che dovendo affrontare Napoleone ad Abukir, sostò a Siracusa nel giugno 1798; il 22 luglio scriveva: “Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare”.
Nei secoli la Fonte ha subito delle trasformazioni; ad essa, rimasta fuori dalla cinta di fortificazioni, si accedeva dal piano della città al livello del mare attraverso una ripida scala. Lì sorgeva una porta, detta “Saccaria” dalla quale pare che siano penetrati i Romani nella conquista della città.
La fonte, giunta con quell’aspetto fino al Cinquecento, nel 1540 fu inglobata nelle fortificazioni, quando Carlo V potenziò le strutture militari di Ortigia. Liberato nel 1847 l’invaso assunse la forma attuale. Il belvedere posto accanto alla Fonte è ciò che rimane dell’antico bastione, demolito nella seconda metà del XIX secolo.
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