Alcune meraviglie di Palermo se non si conoscono, sono difficilmente rintracciabili, in quanto incastonate nel tessuto del centro storico di della città, un po’ “ammucciate” (nascoste) come diremmo noi siciliani ;-).
Per questo vorrei presentarvi oggi Palazzo Butera, un palazzo storico che si trova sì in una posizione privilegiata, con una vista panoramica sul mare del golfo di Palermo, ma fuori dai circuiti turistici standard!
Questo splendido Palazzo prende il nome da uno dei titoli della famiglia dei Principi Lanza Branciforti di Trabia e di Butera che lo possiede dalla metà del 1600.
LEGGENDA – Il nome Branciforti trae le sue origini dalla storia leggendaria del guerriero della corte di Carlo Magno che durante un combattimento ebbe recise le braccia, nonostante questo coraggiosamente continuò a sostenere il vessillo con i moncherini, fino alla fine della battaglia, da cui “braccio forte” e poi Branciforti. Sullo stemma compare infatti la figura di un leone con le zampe mozzate che sostiene lo stendardo.
LA SUA STRUTTURA
Si accede al palazzo da via Butera. Al piano terra, nell’androne d’ingresso principale, all’inizio delle scale, si trova una lapide in memoria di Ignazio e Manfredi Lanza di Trabia, eroi della Prima Guerra Mondiale. Lo scalone d’ingresso è in marmo “rosso di Trapani” arricchito da colonne e cancellate in ferro battuto.
La facciata, per come si presenta attualmente, fu uniformata nell’ottocento, e nel suo complesso, il palazzo è attribuito all’opera dell’architetto Giacomo Amato, con la collaborazione di Ferdinando Fuga.
L’enorme terrazza che si affaccia sul mare del golfo di Palermo è un elemento estremamente originale del palazzo, perchè attraverso un tratto che si allontana dalla facciata, si snoda ad essa parallela, ma con una distanza di una decina di metri che ne rende più fruibile la visione. Il progetto della terrazza è opera di tre architetti diretti dall’ingegnere Lilotti: Vivaldi, Puglisi e Fiorelli.
I saloni del piano nobile danno su questa grande terrazza e sono posti allo stesso livello. Le proporzioni degli stessi, fra la dimensione orizzontale e quella verticale, creano un’atmosfera estremamente accogliente.
Le decorazioni dei saloni, che risalgono al ‘700 e all’800, costituiscono una varietà delle tendenze decorative in Sicilia e gli affreschi, molto ricchi da un punto di vista formale, hanno inserti in oro zecchino.
Il salone d’ingresso dei feudi, con le pareti rivestite con legni di vari colori, ha un pavimento geometrico di marmo di Carrara con degli inserti romboidali di marmo “rosso di Trapani”. Nella parte alta delle pareti vi sono dei dipinti che rappresentano i feudi della famiglia Lanza di Trabia.
Vi sono poi grandi specchiere di legno e nel soffitto affrescato sono rappresentati la pescatrice, il pescatore, coralli e motivi legati al mare. Nelle sovraporte sono rappresentate scene di vita familiare. Al centro un bellissimo lampadario di vetro di Murano molto grande.
Nella biblioteca un bel camino di marmo “giallo di Segesta” e un grande affresco che rappresenta la Giustizia. Dalla seconda porta del salone dei feudi si accede ad un salone con un grande affresco che rappresenta Apollo sul carro del Sole.
Segue poi il salone gotico così chiamato per l’arredamento neoclassico goticheggiante; nel soffitto un affresco che rappresenta “Diana Cacciatrice” in una composizione allegorica.
Successivamente arriviamo al salone da ballo con decorazioni di stucco bianco e oro zecchino e con delle cornici incassate nel muro che racchiudono dei preziosissimi bassorilievi di cera, di fattura napoletana.
Sempre nello stesso sontuoso salone vi sono delle porte a più mezzine in oro zecchino con delle belle incisioni e un camino di marmo grigio con degli inserti di ottone, sovraporte di fiori e frutta e scene con paesaggi vari, marini e campestri.
Segue in ultimo il salone rosso, così chiamato per il colore della seta che ricopre le pareti, con le volte decorate in stucco con tinte color pastello, bianco, azzurro chiaro, rosa, verde chiaro, con degli inserti di bassorilievi con puttini, colonne ed elementi architettonici e motivi floreali. Le porte sono in legno dipinto giallo oro chiaro, oro vecchio e verde scuro.
FATTI STORICI
Il palazzo risale alla metà del XVII secolo e anticamente veniva chiamato “Domus Magna alla Kalsa” (grande casa alla Kalsa).
Nei primi del ‘900 con la principessa Giulia di Trabia, nata Florio, sposata con Pietro Lanza di Trabia, ha vissuto i fasti della “Bella Epoque” con ricevimenti che avevano come protagoniste le teste coronate di mezza Europa: i Borbone di Francia e di Sicilia, i reali inglesi, gli Asburgo, i Bismark, i Savoia, Amedeo d’Aosta fu ospitato a lungo nello stesso palazzo, ed una delle visite dei Savoia è stata immortalata in una lapide di marmo dell’androne.
CURIOSITA’
Il Palazzo si affaccia su una lunga strada pedonale dove in passato le vedove palermitane erano solite passeggiare senza essere viste; per questo motivo venne chiamata “Passeggiata delle cattive” dal latino captivae, “prigioniere”. La grande strada sottostante era invece molto frequentata e meta di incontri.