Palazzo Reale Palermo: Guida

Guida al Palazzo Reale di Palermo. Un magnifico monumento, reperto e testimonianza di diverse culture e popoli antichi. Un viaggio nella storia attraverso le sue sale ricche di magnificenza, stupore e opere d’arte di eccezionale bellezza. Oggi sede sede dell’Assemblea regionale siciliana, il Palazzo Reale conserva quasi intatte come in origine la Torre pisana, la Gioaria e la cappella Palatina.

Guida al Palazzo Reale – Palermo

Il Palazzo dei Normanni di Palermo, anticamente conosciuto come Palazzo Reale, sorge a Piazza del Parlamento, in posizione più elevata dell’antico nucleo cittadino.

Oggi sede sede dell’Assemblea regionale siciliana, è la più antica residenza reale d’Europa, dimora dei sovrani di Sicilia e sede imperiale con Federico II e Corrado IV.

La torre di destra, detta Torre pisana o di Santa Ninfa, ancora parzialmente esistente era destinata alla custodia dei tesori.

E infatti, degli ambienti posti ai due livelli elevati, quello inferiore è stato identificato con la Sala del tesoro e del conio.

Il piano superiore, che doveva ospitare la Sala del trono, è costituito da un ambiente centrale quadrato, di altezza doppia rispetto agli adiacenti e coperto da volta a crociera.

Frammenti di una decorazione musiva raffigurante Scene di battaglia, forse le valorose imprese guerresche degli Altavilla, sono state ritrovate durante il ripristino deglia ambienti normanni.

L’aspetto residenziale del palazzo in epoca normanna, risulta evidente in alcuni ambienti meglio conservati che fanno parte di quel corpo di fabbrica parzialmente sopravvissuto, adiacente alla Torre pisana: la Gioaria.

Nella piccola porzione rimasta di questa zona residenziale del palazzo sopravvivono alcuni ambienti tipici arabi: la Sala degli armigeri, la Stanza di Ruggero e la Sala delle quattro colonne poi detta Sala dei venti.

Quest’ultima è costituita da una ambiente quadrato, la cui porzione centrale è oggi sormontata da una copertura lignea non originaria che poggia tramite archi a sesto acuto su quattro colonne di pietra.

Accanto è la magnifica stanza di Ruggero, i cui mosaici risalgono in realtà agli anni a cavallo tra il regno di Guglielmo I e quello di Guglielmo II (1160-1170), con l’esclusione della volta di epoca federiciana raffigurante l’aquila sveva al centro e di alcune zone soggette a pesanti rifacimenti durante il secolo scorso.

La decorazione musiva ricopre la parte superiore delle pareti e presenta una Scena di caccia, una Lotta tra centauri e Animali affrontati ai lati di alberi e palmizi – leopardi, pavoni, cervi, cigni – che si stagliano sul fondo oro.

Gli studiosi hanno generalmente attribuito le decorazioni musive di questi ambienti ai bizantini.

L’architettura invece, sia della torre Pisana che della Gioaria, è chiaramente di stampo musulmano, compresi gli elementi architettonici e le tecniche costruttive degli ambienti.

Un’altra parte del Palazzo dei Normanni, magnificamente conservata è la cappella Palatina o di San Pietro, una basilica a tre navate di “luccicante” bellezza.

Falcando, un antico letterato, scriveva una nota riguardo la cappella Palatina: “a coloro che entrano nel palazzo da quella parte che guarda la città si presenta per prima la Regia Cappella, col pavimento rivestito di un magnifico lavoro, con le pareti decorate  in basso con lastre di marmo prezioso e in alto invece con tessere musive, parte dorate e parte di vari colori, che contengon dipinta la storia del vecchio e del nuovo Testamento.

Adornan poi l’altissimo tetto di legno la particolare eleganza dell’intaglio, la meravigliosa varietà della pittura e lo splendore dell’oro che manda raggi dappertutto”.

La cappella del palazzo, capolavoro unico al mondo, appartiene a una fase precedente rispetto alla Stanza di Ruggero e agli ambienti della torre Pisana.

Fondata da Ruggero II nel 1131, un anno dopo l’incoronazione a re di Sicilia, la piccola chiesa venne consacrata nel 1140.

Frutto della fusione tra la pianta longitudinale latina a tre navate e quella centrale bizantina, la chiesa presenta elementi di schietta matrice islamica (gli archi a sesto acuto su cui poggiano le colonne della navata, il magnifico sofitto ligneo alveolato e dipinto con temi profani) accanto a una ricchissima decorazione musiva affine a modelli costantinopolitani e russi leggermente anteriori rispetto a essa e incentrata sulla potente immagine del Cristo Pantocrator, ritratto nel catino absidale.

Poco è noto dell’evoluzione del palazzo nelle fasi sveva, angioina e aragonese.

E’ probabile che durante questi secoli il castello dei re normanni abbia subito trasformazioni in senso fortificatorio, dal momento che i primi interventi cinquecenteschi furono volti alla demolizione di numerose torri.

Alla fine del Trecento il palazzo dei sovrani normanni venne abbandonato.

La sede regia venne spostata nello Hosterium Magnum, dimora confiscata ai Chiaramonte nel 1392, e durante i primi anni del Cinquecento nel Castello a mare.

Il palazzo normanno divenne per un certo tempo sede dell’Inquisizione, versando in condizioni disastrose.

Alle trasformazioni cinquecentesche del palazzo parteciparono numerosi artisti italiani e fiamminghi, che decorarono vari ambienti con tele e affreschi inseriti entro stucchi a motivi curvilinei.

Allo stesso periodo risale anche la costruzione del Cortile della fontana, quadrato e pensile, con loggiato su due lati al pian terreno e forse un tempo su quattro al piano superiore.

Le trasformazioni riguardarono anche le zone di rappresentanza del palazzo, e così venne edificata una nuova ala a tre elevazioni, volta verso il lato esterno della città – il piano di Santa Teresa – che costò la demolizione di alcune fabbriche medievali e, in particolare, del muro esterno del castello normanno.

Tra le sale del nuovo corpo le Sale del duca Montalto dette anche Sale delle udienze estive, e la Sala grande dei parlamenti generali costruita nel 1560 e trasformata nellOttocento nella Sala d’Ercole.

L’Apoteosi e le Fatiche dell’eroe mitologico, queste ultime dipinte a monocromo, vennero poi inserite entro le fasce ornamentali e festoni di gusto neoclassico e neoraffaellesco, interrotte da scenette.

Ma i primi interventi radicali risalgono al 1598-1601 con la costruzione del cortile Maqueda – quadrato e con loggiato su tre ordini- e del corpo di fabbrica che si affaccia sulla città.

Il palazzo assumeva così una nuova configurazione esterna sul lato prospicente la città, dove veniva sistemata anche la piazza antistante.

Gli interni del nuovo corpo furono adibiti alle riunioni mondane.

Tra di essi la Galleria occupava gran parte del piano principale.

Per ordine del vicerè Benavides conte di Santo Stefano nel 1682 essa venne decorata con le carte geografiche di Malta e della Sicilia, e con le immagini dei sovrani della Trinacria.

Una successiva laboriosa fase di interventi architettonici e decorativi iniziò nel 1735, in occasione dell’incoronazione di Carlo III a Palermo.

Intorno al 1830 la Galleria venne trasformata in Sala gialla e il soffitto fu decorato con la rappresentazione delle Storie del conte Ruggero che conquista Palermo da Vincenzo Riolo, Giovanni Patricolo e Giuseppe Patania.

Quest’ultimo, negli stessi anni, dipinse il soffitto della Stanza delle dame o della regina con un repertorio di immagini ispirate alle opere di Raffaello in Vaticano e di motivi decorativi ripresi dalla incisioni delle Antichità di Ercolano che diverranno di gran moda nella Palermo del secondo Ottocento.

Venne decorata “alla cinese” la Sala da pranzo, per i cui dipinti Giovanni Patricolo s’ispirò alle scene realizzate dal Velasco, pochi decenni prima negli interni della palazzina Cinesa.

Alla seconda metà dell’Ottocento risale ancora la decorazione di alcune sale con temi allegorici e mitologici e motivi ornamentali vegetali e floreali, fase che si concluse nel 1901 con gli interventi di Gregoretti nell’attuale Sala dei vicerè.

Dal 1947 palazzo Reale è sede dell’Assemblea regionale siciliana che ha promosso una serie di lavori volti al recupero delle strutture normanne.

Guarda anche: Contesto sociale e Storia del Palazzo Reale – Palermo

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