Guida di Palermo: scopri i luoghi da visitare nella Città di Palermo, i monumenti ed i palazzi da non perdere, le strade principali e molto altro ancora.
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Guida di Palermo: Luoghi da visitare a Palermo.
Palermo, quinta città d’Italia per consistenza demografica e la maggiore per la Sicilia, sede del governo regionale e principale porto dell’isola.
Le fasi di crescita dell’abitato mostrano tre aree chiaramente riconoscibili nell’odierna compagine urbana: la città già murata, i cui confini, definiti già in età islamica, racchiudono la storia dell’insediamento dalle origini al ‘700; la città ottocentesca, incardinata ai teatri Massimo e Politeama e proiettata sul porto; la città più recente, innestata sull’asse del Viale della libertà e protesa al nord verso la Piana dei Colli.
L’antica Paleàpoli fenicia torna a rappresentare il fulcro della città normanna che concentra nelle aree prossime al porto le attività commerciali e le sedi delle nazioni mercantili. Il vecchio castello arabo (l’odierno Palazzo dei Normanni), ingrandito e munito di quattro torri, viene trasformato nella degna reggia dei sovrani normanni , che impiantano nella pianura retrostante un complesso sistema di parchi disseminati di palazzi, padiglioni, fontane, peschiere, di cui sono testimonianza la Zisa, la Cuba e la Cubula.
All’interno delle mura l’attività edilizia è prevalentemente assorbita dalle ”fabbriche religiose” : la costruzione di S. Giovanni degli Eremiti, della Cattedrale, di S. Maria dell’Ammiraglio ( la Martorana), di S. Cataldo, di S. Spirito, della Magione e di numerose altre chiese, è la concreta espressione della solidità e dell’unità del potere politico-religioso.
Durante il periodo del viceregno alle dipendenze della Spagna, mentre il Senato interviene sulle strutture commerciali ampliano e regolarizzando strade e piazze (Piano della Corte, Ballarò, S. Domenico), Giovanni de Vega ristruttura l’antico Palazzo dei Normanni e vi trasferisce la sede vicereale, affiancandola al nuovo quartiere degli Spagnoli.
Ulteriori motivazioni di carattere militare spingono il viceré Garcìa de Teledo a fondare un nuovo grandioso porto a nord della città e ad allargare e rettificare la via del Càssaro che, prolungata fino a Piazza Marina e poi sino al mare, attua il primo drastico sventramento nel tessuto medievale.
Si compie così la più importante e vistosa operazione urbanistica della Palermo del ‘500 che rinnova profondamente il suo spazio centrale creando un asse interno longitudinale di comunicazione, lungo il quale si dispongono le piazze delle principali istituzioni cittadine e i più prestigiosi edifici nobiliari e religiosi.
La Piazza dei Bologni viene aperta nel 1567 tra il piano della Cattedrale e la nuova Piazza Pretoria; questa è a sua volta spianata per rivolgere sulla via Toledo il fronte del Palazzo Senatorio e in essa viene sistemata nel 1574 la grandiosa fontana dei Camilliani. L’apertura, nei primi anni del ‘600, della via Maqueda, ortogonale al Càssaro, e la creazione, al centro dell’incrocio, della Piazza Vigliena sventra la città anche in senso trasversale e provoca, con l’innesto di un secondo asse direzionale, un totale stravolgimento del tessuto esistente.
Inizia così l’esperienza barocca siciliana, durante la quale la città si trasforma profondamente attraverso un processo di rinnovamento edilizio che esalta i fasti del potere nei due secoli di predominio ecclesiastico e feudale. E’ un fiorire di palazzi, chiese, monasteri, oratori che manifestano la straordinaria capacità interpretativa di architetti quali Mariano Smiriglio, Andrea Giganti, Giacomo e Paolo Amato.
La città, completata di mura e di porte, abbellisce piazze e strade con fontane e monumenti e la nobiltà consolidatasi ulteriormente con gli investimenti nei feudi innalza nei dintorni grandiose ville residenziali.
Nella prima metà del ‘700 mentre gli interni esplodono negli straordinari stucchi del Serpotta, la ricostruzione della chiesa di S. Domenico crea, nella scenografia della piazza antistante un nuovo centro religioso e rappresentativo.
Le numerose riforme che, sotto la crisi del regime, cratterizzano la politica borbonica, mettono in modo una serie di iniziative urbanistiche e culturali orientate a una crescita della città. Sotto la spinta di un’intraprendente classe laica e “illuminata” si realizzano nella seconda metà del secolo, numerosi interventi nel settore dei servizi sociali, assistenziali e culturali: L’Albergo dei Poveri, il Cimitero, la Biblioteca Reale, l’accademia degli Studi, L’osservatorio Astronomico, il primo giardino pubblico Villa Giulia (1777), successivamente affiancato dall’Orto Botanico, raccoglie le aspirazioni di una società già attenta ai valori del mondo scientifico e naturalistico.
Nel 1778 il pretore Regalmici realizza a nord nella via Maqueda i “Quattro Canti di campagna”. Nel clima della Belle Époque, segnato da una attività industriale e da un notevole slancio produttivo che mostra nell’Esposizione Nazionale del 1891, Palermo fissa nei due grandi teatri Massimo e Politeama i punti di forza della sua nuova immagine, che un’eccezionale stagione creativa dominata dalla figura di Ernesto Basile, avrebbe portato ai vertici dell’esperienza liberty italiana.
Nel 1895 venne aperta la via Roma e conclusa un triennio dopo a prezzo di irreparabili distruzioni. Il centro storico di Palermo venne danneggiato dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale.
Nel 2003 il Comune ha presentato un progetto di riqualificazione del centro storico che consentirà a via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele di recuperare il loro antico splendore.
Fontana Pretoria e Piazza Pretoria
Sorge sull’omonima piazza, circondata su tre lati da due palazzi baronali, Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro e da una scalinata, ed è sovrastata dalle due splendide cupole delle chiese di Santa Caterina – alle sue spalle – e di S. Giuseppe dei Teatini – all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via Maqueda.
Vi confesso che amo stare con il naso all’insù ad ammirare questo luogo che acquisisce un’ulteriore magia quando il caldo sole della Sicilia, illumina le statue che sembrano quasi prendere vita!
UN PO’ DI STORIA
La fontana venne ideata da Francesco Camilliani per una villa fiorentina, e venduta, nel 1573, alla città di Palermo e qui sistemata e completata tra il 1574 e il 1575 da Camillo Camilliani figlio di Francesco.
La Piazza Pretoria è conosciuta anche come Piazza della Vergogna, perché dal XVIII secolo fino al 1860, la fontana fu il simbolo della municipalità corrotta unitamente al fatto che le statue si presentano completamente nude.
DESCRIZIONE
Rialzata su gradini e cinta da balaustra, è a pianta circolare; due ripiani concentrici sono separati da un anello d’acqua scavalcato da quattro ponti a gradini; al centro un fusto marmoreo a tre tazze ellittiche è sormontato da Bacco con cornucopia; è decorata, tutt’intorno, con statue di divinità pagane , allegorie, erme e teste di animali che versano acqua nel grande bacino anulare e in vasche minori con grande effetto decorativo.
Distribuite all’interno di questa costruzione architettonica si celano le statue che raffigurano i fiumi di Palermo: Oreto, Papireto, Maredolce e Gabriele. Ancora tra le statue ai lati delle rampe è riconoscibile la dea protettrice della Sicilia, Cerere, raffigurata con in mano delle spighe di grano ed una cornucopia.
La cancellata che la circonda è stata sistemata nel 1858 ad opera di Giovanni Battista Filippo Basile.
Il Mercato delle Pulci di Palermo
Si trova presso Piazza Peranni al Papireto, dove una serie di casupole di legno e lamiera, si dividono ai lati di una strada centrale, esattamente su due marciapiedi alberati.
Qui i rigattieri stazionano con la loro merce esponendo i propri oggetti all’interno e all’esterno della propria area, utilizzando come principale sostegno la presenza degli alberi, dando forma così a quello che ormai tutto il mondo conosce come il mercato delle pulci.
L’attraversamento stradale, vi consentirà di scrutare, cercare, mercanteggiare e acquistare di tutto: pezzi autentici, anticaglie, patacche, quadri, libri e soprattutto mobilio antico e ristrutturato con pezzi vecchi secondo un certo stile.
Potete trovare cassapanche, volgarmente dette “casciabbancu”, un mobile composto dalla cassa e dal sedile, o semplicemente “a cascia” che anticamente conteneva la biancheria da corredo; “bastunieri”(attaccapanni) di legno tornito, tavoli “tunni” e “mizzini”.
E ancora… Quadri con cornici dorate, statuette di bisqui, orologi di ogni tipo e d’epoca, lumi antichi a petrolio trasformati con tanto di portalampada e filo per la luce elettrica, “ducesse” (poltrone), librerie, “siggie” (sedie) di Vienna, lampadari, “sufà” (divano) foderati di “damasco”, angoliere, “funografi”, “scritturi” (scrivanie), “guardaroba” dove si conservavano i vestiti delle stagioni passate, stoviglie di uso giornaliero, letti di rame o di ottone con quattro “puma” dello stesso metallo o di vetro colorato, prevalentemente azzurro e ornato “o capizzu” di angeli, nastri e fiori dello stesso metallo.
Letti di lamiera smaltati con intarsi di madreperla, tipici dei primi del novecento siciliano,“tulette” con la “balata” di marmo e con lo specchio girevole, “rinalieri (comodini) sicchi e luonghi”, “capizzali” con la sacra famiglia, acquasantiere, sedie a dondolo di legno curvato e impagliate con paglia di Vienna.
UN PO’ DI STORIA
Nasce nell’immediato dopoguerra, in un slargo venutosi a creare dopo la sistemazione ottenuta con la demolizione del reticolo murario cinquecentesco, oggi piazza Domenico Peranni, intitolata all’ex sindaco di Palermo.
Il periodo bellico ha favorito la nascita di questo mercato in quanto la gente per poter vivere, vendeva gli oggetti trovati tra le macerie e quelli di casa propria.
In particolare, la storia del mercato delle pulci palermitano, viene associata ad una data, gennaio 1949, e ad un uomo, Giuseppe Virruso, umile raccoglitore di ferro.
Egli un giorno si recò col suo carrettino nella dimora dei principi Lanza di Trabia a Terre Rosse, nell’attuale via Salinas, dove il factotum della famiglia, gli diede otto sacchi pieni di vecchi utensili di rame e 250 lire come regalia per portare via gli oggetti.
Il percorso da Terre Rosse a piazza Marmi fu faticoso, però quando il rigattiere scaricò il pentolame, in meno di due giorni riuscì a vendere tutto e a guadagnare più di 15 mila lire, la paga mensile di un muratore.
Così ogni pomeriggio Virruso iniziò a bussare ai portoni dei palazzi nobiliari del centro storico in cerca di oggetti usati da raccattare. Sulla sua scia si aggregarono altri due uomini: Saro Occhipinti e Michele Savasta. Dopo due anni i tre furono costretti a lasciare piazza Marmo e occuparono l´area comunale del Papireto.
In brevissimo tempo i venditori diventarono dieci e sul finire degli anni Cinquanta si triplicarono. Con un salto di qualità: cominciarono a trattare tavoli e scrittoi del Settecento, ceramiche da farmacia del Seicento, dipinti di buona fattura, argenti sacri, cassettoni Luigi XIV.
Ancora oggi, dopo 60 anni di onorata carriera, i rigattieri aprono le loro “baracche” tutti i giorni, festivi compresi, dalla mattina fino al tramonto, per offrire ai visitatori e turisti la loro grande professionalità nel vendere.
Se vuoi leggere notizie sulla nascita di Palermo clicca su: Storia di Palermo
La Gastronomia palermitana:
Inutile dire che Palermo è, prima di tutto, la patria dello Street Food! Vediamo insieme alcuni piatti tipici e prelibatezze che potrete gustare a Palermo, e cominciamo proprio da questo:
Street Food a Palermo
- Le Stigghiola (o stigghiole). Sono budella di agnello, preparate alla griglia (per maggiori informazioni leggi “Le Stigghiole – Street Food Palermo“).
- ‘U Purpu, il polpo (insieme ai cicireddu, i pesciolini fritti)
- Pane ca meusa, ovvero il panino con la milza (leggi l’articolo dedicato al “Pane Ca Meusa – Street Food Palermo“)
- Le Arancine (puoi anche provare a farle in casa con la nostra “Ricetta per preparare le arancine palermitane“)
- Lo Sfincione
- Le Panelle e le Crocchè (o cazzilli)
Primi piatti:
- Pasta con le sarde
- Pasta alla norma
- Anelletti al forno
- Timballo alla palermitana
Secondi e Contorni
- Involtini di melanzane
- Caponata di melanzane
- Involtini alla siciliana
- Involtini di pesce spada
- Falsomagro
- Insalata di arance
- Sarde a beccafico
- Parmigiana di melanzane
- Lonza a beccafico
Dolci tipici palermitani
- Il Buccellato (leggi la storia e la ricetta del buccellato), il suo nome deriva dal latino “buccellatum”, si prepara con pasta frolla ed ha la forma di una ciambella.
- I Cannoli siciliani (se vuoi puoi anche prepararli tu con la “Ricetta dei Cannoli Siciliani“)
- Cassata siciliana
- Frutta martorana
- Pignolata palermitana
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