Il Panino con la Milza: Cibo da Strada a Palermo

“Pani ca mievusa” – Street Food Palermo

Specialità di origini medievali, risalente ad un’antica comunità ebraica specializzata nella macellazione degli animali, non è altro che: ritagli di milza, polmone, e trachea (scannaruzzatu), precedentemente lessati , rosolati in padella con lo strutto e servito all’interno di pagnottine con sesamo.

Esistono due versioni della specialità; “Schiettu” (celibe), servito soltanto condito con sale e limone, “Maritatu” (sposato), servito con sale, ricotta e scaglie di caciocavallo.

Con questo articolo imparerete a conoscere come il Cibo da Strada sia molto importante per i siciliani, oltre ad essere una tradizione della nostra terra.

Nel leggere vi chiederete se non ho sbagliato nella scelta della categoria, perché potrebbe sembrare un pranzo completo, invece per noi è solo “SKITICCHIO” ovvero uno spuntino, qualcosa fatta apposta per smorzare la fame, da mangiare a metà mattina oppure per merenda!

Il preferito da noi palermitani in particolare è il panino con la milza, volgarmente detto “Pani ca meusa“. Avete capito bene..l’ingrediente principale è proprio la milza. Si tratta di una morbida pagnotta tagliata a metà e farcita con pezzettini di milza e polmone di vitello, prima stufati e poi fritti nello strutto. Che bontà dalle mille calorie!

Se vi presentate ai “meusari” ambulanti o se andate per friggitorie a Palermo, vi chiederanno sicuramente se gradite il panino “Schittu o Maritatu”.  Tradotto vuol semplicemente significare se prendete un panino semplice con milza (schittu), o condito con scaglie di parmigiano o di caciocavallo, oppure con ricotta,  rigorosamente fresca.

Io vi consiglio di gustarlo con le scaglie di parmigiano. Vi assicuro che è buonissimo!

ADESSO UN PO’ DI STORIA:

L’origine di questo panino sembra risalire al medioevo, quando gli ebrei palermitani, impegnati nella macellazione della carne, non potendo percepire denaro per fede religiosa per il proprio lavoro, trattenevano come ricompensa le interiora che rivendevano come farcitura insieme a pane e formaggio. Cacciati da Ferdinando II di Aragona detto il cattolico, questa attività venne continuata dai caciottari palermitani. In realtà, il consumo di interiora, particolarmente diffuso a Palermo, è tipico di quelle comunità dove, al consumo di carne dovuto alla presenza di famiglie nobiliari, corrispondeva un utilizzo degli scarti della macellazione da parte del popolo.

Provate a farlo in casa: basta acquistare il polmone di vitello e la milza già spezzettata e già stufata, e friggerla nello strutto. “Cunzate u pani” cioè farcite la pagnotta e aggiungete a vostro piacimento il formaggio o la ricotta e…FRITTU E MANCIATU! Scusate la citazione palermitana alla  Benedetta Parodi! Buon Appetito!

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