Oggi vorrei parlarvi di uno dei simboli per eccellenza della nostra terra, ovvero il Carretto Siciliano. Sfido chiunque a essere stato in Vacanza in Sicilia senza aver comperato almeno una volta, una miniatura del Carretto ;-)!
Ma affondiamo la nostra voglia di sapere nei meandri della storia di Sicilia! Fin dall’antichità, il trasporto delle merci e delle persone avveniva via mare mediante le imbarcazioni, oppure via terra sfruttando la forza degli animali da soma o per mezzo di veicoli più o meno rudimentali.
Dunque anche il carro siciliano, come ogni altro strumento di lavoro, è strettamente legato alla storia economica e culturale della nostra isola.
Dalla caduta dell’impero romano a tutto il sec. XVII, il deterioramento e poi l’assenza di una rete viaria percorribile con veicoli a due ruote, limitava l’uso del carro, lasciando così ai “vurdumara“, mulattieri al servizio dei grandi proprietari terrieri, il compito del trasporto dei prodotti per lunghi tragitti; mentre per il trasporto di persone, per brevi tratti, si utilizzavano portantine e lettighe, trainate per mezzo di stanghe, da uomini o da muli e dal sec. XVII, le carrozze trainate da cavalli.
La più antica forma di carro in Sicilia è lo “stràscinu” o stràula, un primitivo carro senza ruote, una specie di slitta, che ancora oggi viene adoperato per il trasporto dei covoni di grano nelle zone dell’interno dell’isola; ma la ruota era conosciuta fin dai tempi più antichi, come dimostrano i profondi solchi delle carraie classiche, esistenti ad Agrigento presso il tempio di Èrcole e che sono stati cantati da S. Quasimodo nella sua lirica “Strada di Agrigentum”.
Ma bisogna aspettare i primi anni dell’ottocento per poter iniziare con la vera e propria storia del Carretto Siciliano.
Fino al ‘700 infatti, lo scarso sviluppo delle strade nell’isola, aveva limitato i trasporti al solo utilizzo degli animali. A conferma di ciò, Antonio Daneu (critico d’arte palermitano), in un suo saggio, osserva che i viaggiatori della Sicilia del ‘700 non hanno mai accennato al carretto siciliano perché non esisteva in quanto mancavano le strade e tutti i commerci e i trasporti nell’isola avvenivano via mare.
Finalmente nel 1778, il Parlamento siciliano approva uno speciale stanziamento di 24.000 scudi per la costruzione delle strade in Sicilia. Il governo borbonico nel 1830 si preoccupò di aprire strade di grande comunicazione, le cosiddette “regie trazzere“, non tanto per motivi economici, quanto per ragioni militari.
CURIOSITA’: la prima di queste “regie tazzere” fu la” regia strada Palermo-Messina montagne” che passava per Enna (allora Castrogiovanni) e arrivava a Catania. Erano strade fatte da grossi sentieri a fondo naturale, con salite ripidissime e curve a gomito, soggette a frane e piene di fossi; DUNQUE fu per questi percorsi che fu creato il Carretto Siciliano, con ruote molto alte, per poter far fronte agli ostacoli.
La prima descrizione di questo mezzo di trasporto, risale al 1833, nel resoconto del viaggio fatto in Sicilia dal letterato francese Jean Baptiste Gonzalve de Nervo (1840-1897).
Egli è il primo viaggiatore che racconti di aver visto sulle strade siciliane dei carretti, le cui fiancate recavano l’immagine della Vergine o di qualche santo, e il cavallo che trainava il carro, era coperto da una bardatura, ornata di placche di cuoio e di chiodi dorati, recante sulla testa un pennacchio di colore giallo e rosso (i colori della Sicilia).
Un’altra descrizione è quella del geografo francese Eliseo Reclus, venuto in Sicilia nel 1865 per osservare l’eruzione dell’Etna, che recita così: “A Catania, i carretti e le carrettelle non sono come in Francia, semplici tavole messe insieme, ma sono anche lavori d’arte”.
Quando Guy de Maupassant, scrittore francese, nella primavera del 1885, sbarcò a Palermo, la prima cosa che lo colpì fu proprio un carretto siciliano definendolo ” un rebus che cammina ” in quanto, gli elementi decorativi che lo compongono, attirano l’occhio e la mente e vanno risolti proprio come le immagini di un rebus appunto.
Capito quindi perché vennero creati i Carretti?? Se conoscete altre storie legate al nostro amatissimo Carretto Siciliano, siete invitati a inviarci tutte le informazioni per ampliare l’articolo, al nostro indirizzo di posta info@vacanzesiciliane.net, oppure utilizzando la pagina CONTATTI!
Eccellente articolo, pieno d’informazioni storiche ed artistiche interessantissime!!
Sono argentina, conosco la bellissima Sicilia.
Sono vedova di un italiano piemontese, Prof. Ingeniere Ezio Lorenzelli, innamorato pazzo de l’isola.
Lui mi ha contagiato quest’amore, e aveva tanta raggione!
Spero di poter tornare in Sicilia quest’anno, quando saranno tolte tutte le prescrizzioni ed impedimenti dovuti alla pandemia.
Ho degli amici siciliani e tanti ricordi bellissimi della cara Sicilia.
Grazie del vostro articolo, mi piacerebbe molto continuare in contatto con Voi.
Cordiali saluti.
Adelaide Navarret
P. S. : non ho mai scritto questo commento, è registrato un errore nel vostro sito internet